Valeria è una storia bellissima, non solo per la sua storia appassionata che vi racconterò tra poco, ma perché è l’incarnazione del futuro che ci aspetta. Valeria ha 16 anni, frequenta il quarto anno dell’istituto tecnico di Alessandria, dopo la maturità vuole iscriversi ad ingegneria. Valeria però è già oggi anche la creatrice di una scuola in cui insegna ai ragazzi dai tre anni in su la robotica.

“Io insegno nella mia scuola che nulla è impossibile ma che tutto si costruisce giorno dopo giorno”

Bisogna dirlo Valeria ha cominciato da piccolissima a costruire robot intelligenti, quelli che fanno cose senza essere guidati, come la sua prima creazione: un robot capace di evitare gli ostacoli. L’ascolto parlare e già questo mi pare una preveggenza, Valeria ha fatto del superamento dell’ostacolo la sua filosofia.

Ad undici anni si è innamorata della robotica e seguendo dei tutorial su you tube in inglese si è messa in testa di costruire la sua prima creatura. “La scuola normale mi è sempre stata stretta e ancora lo è. Ho creato una scuola per insegnare la robotica ma pure per dimostrare che un altro modo d’insegnare è possibile e necessario.” Nella scuola di Valeria si lavora senza banchi, facendo brainstorming, in cui ognuno dice la sua, e in più cosa fondamentale, ci si aiuta l’un l’altro.

“Nella scuola normale t’insegnano a non copiare, nella mia scuola si può chiedere all’amico accanto come fare, si può fare insieme. Nella mia scuola tutti sono autorizzati a dire la propria, perché non c’è un’unica soluzione per fare una cosa ma diverse, spesso tutte possibili. Io voglio dimostrare che si può fare diversamente e che insieme si riesce meglio che da soli.”

L’ascolto affascinata, forse con una punta d’invidia, ha solo sedici anni continuo a ripetermi. Ma non è tanto per gli inviti dalle università del mondo che riceve con frequenza che le invidio, quanto la sua serena consapevolezza, la determinazione applicata ad un progetto, che si direbbe di adulti e che invece lei dimostra essere un gioco da ragazzi. “I bambini sono molto seri quando giocano” qualcuno mi ha detto un tempo, non avevo mai capito bene cosa significasse.

“Sulle pareti della mia scuola ci sono scritte molte frasi motivazionali, ci si sporca le mani, e si sbaglia. Bisogna sbagliare se si vuole trovare la strada giusta. La scienza arriva ai suoi risultati facendo decine di tentativi sbagliati, solo l’undicesimo è giusto. Ma a noi raccontano solo quello giusto, così crediamo che ci siano persone capaci di pensare il giusto e altre di pensare sbagliato. Il risultato è che nella mia scuola i bambini timidi vincono la loro timidezza perché sono profondamente appassionati di quello che fanno. Quando succede di dover mancare una lezione sono tristi e trovano maniere diverse per recuperare. Sviluppano il pensiero divergente, che poi possono applicare a tutte le situazioni della vita. Costruire un robot t’insegna che puoi fare cose fantastiche partendo da un’idea. Che l’ostacolo non si sfonda, ma si aggira.

Valeria sembra l’incarnazione delle filosofie dedicate al mindfull, al sostegno di sé e mi rendo conto ascoltandola che lei è il frutto sano dei tanti studi e scritti e lavori di chi da anni si dedica a raccontare al mondo questi argomenti. I casi come il suo ci mostrano l’intelligenza collettiva che prende forma e che arriva il giorno in cui partorisce figli capaci di sintetizzare i suoi valori, incarnarli e farli diventare azione. 

Il suo obiettivo è creare altre scuole nelle province italiane, e formare degli ambassador in tutto il mondo, che abbiano l’intento di costruire autostima.

“Non tutti i bambini che partecipano diventeranno ingegneri robotici ma avranno fatto l’esperienza. Dentro ogni bambino ci sono mondi infiniti, abbiamo la possibilità di far crescere tante persone diverse, che conoscono le loro passioni.”

Valeria ha sedici anni e sicuramente dei genitori illuminati e in grado di sostenerla mentre diventa se stessa ma sicuramente è la passione che le illumina gli occhi e la fa parlare in questo modo.

Le chiedo cos`è la passione per lei, mi risponde: “Qualcosa di cui non ti stanchi mai”. E non so perché mi viene in mente La storia infinita.

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