Su una cartolina in bianco e nero ad alto effetto malinconico, che ritraeva una vecchina con le mani rugose, una volta ho letto Nonna come si cura il dolore? Con le mani. Taglia, cuci, fila, impasta, cucina, usa le mani per sciogliere il dolore e per trasformarlo in altro” rispondeva la donna.

Qui non voglio parlarvi di dolore, ma ispirandomi alla nonnina provo a raccontarvi perché sono convinta che è nel fare che scopriamo chi siamo e pure cosa ci piace.

Educate ad aspettare.

Siamo educate che il fare arriva sempre dopo la riflessione e lo studio. E se è vero che la formazione e la preparazione sono fondamentali, ad un certo punto dobbiamo fidarci di quello che sappiamo e decidere di farne l’esperienza fisica, altrimenti tutta questa programmazione ci porterà a rimandare in attesa di una perfettibilità che troppo spesso ci limita nei nostri piani.

Per spiegarmi cito una bella frase di Simone De Beauvoir “L’uomo si sveglia ogni mattina e ricomincia il cammino là dove lo ha interrotto la sera prima; la donna ricomincia ogni volta da capo.”

Si riferiva al fatto che se si è fatto un lavoro ad un certo livello non si può ricominciare per il lavoro successivo a domandarsi se il cv sarà ben scritto. bisogna invece diventare in tutto e per tutto la persona che ha fatto quel lavoro e da lì presentarsi al mondo, è la nostra giornata cha cambia, e noi non siamo sempre le stesse. Il fare ci modifica, ed è l’azione che ad un certo punto della nostra vita dobbiamo cercare. Mi sono spiegata?

Il potere nelle mani

Voglio dire che la programmazione e la riflessione rischiano di vincolarci e impedirci di fare le esperienze che ci faranno scoprire chi siamo. Come dice la nonna infatti è nelle mani, metaforicamente nell’azione, che sta la possibilità del cuore di stupirsi, di inventare, di trasformare.

Il fare lungi dall’essere mai perfetto, ci porta dentro la soddisfazione dell’aver fatto, è una delle sue segrete peculiarità. Dobbiamo ricordarlo quando siamo spaventate dal dover ricominciare una cosa nuova. L’azione ci porta al di là della teoria e ci illumina con quell’idee che non sarebbero potute arrivare se fossimo rimaste dietro il vetro della programmazione perfetta. Il fare delle mani insegna ai muscoli il gesto e solo facendolo il corpo lo impara. L’agire ci fa scoprire chi siamo perché fa crollare i muri dell’idea che abbiamo di noi, perfetta o no, ma comunque stereotipata e da sempre la stessa.

Nel terzo episodio del podcast con Daniela affrontiamo questo soggetto, ascoltalo, scoprirai pure come l’invidia, che spesso ci preclude l’azione perché ci intimorisce, può essere un altro indizio di quello che ti piace veramente.

Allora rimboccati le maniche perché è il tuo momento di metterti in azione e scoprire chi sei. Ascolta il 3 episodio e lascia una commento, la tua azione conta.

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Ciao Filomena!