“Se non si entra nel bosco nulla mai accadrà” ho scolpito queste parole sulla copertina di Donne che corrono con i Lupi. È una delle magnifiche frasi che l’autrice del libro ha saputo costruire con quest’opera. Un libro che ho letto in due anni, tanto è denso; ogni sera alcune pagine, poi il sonno e il sogno in cui continuare il viaggio solitario iniziato sulla pagina. Imparavo a conoscere me stessa supportata quotidianamente da nuovi sprazzi di coraggio e dalle parole dell’autrice, che come nessuna madre, per amore e generosità, ha saputo riportare nel libro il compendio delle esperienze di cui l’animo della donna non può fare a meno se vuole fiorire, trovare la sua vera identità. “Siamo destinate a fiorire in terra”, un’altra delle frasi che ho scolpita nel cuore.
Ho pensato alle sue parole mentre ascoltavo Alessandra Beltrame, autrice di Io cammino da sola , un libro che racconta con coraggio un pezzo della strada che in molte facciamo per trovare la nostra casa.
Ci siamo incontrate in un parco di Roma per pranzo, ma i tavoli del locale alla moda in cui le avevo dato appuntamento, non bastavano per accogliere i tanti romani in fuga dal caldo della città, così coraggiose abbiamo ordinato il nostro panino e siamo andate a rifugiarci alle spalle dell’edificio, in mezzo alle cicale. Se davanti al locale c’era la lista d’attesa dietro c’era l’ombra, tanto spazio e degli scalini abbastanza comodi per resistere un paio d’ore. E lì la prima illuminazione: dove vanno in tanti alla fine c’è spazio per pochi.
Alessandra è una giornalista che dopo tanti anni in un grande gruppo editoriale ha deciso di rassegnare le dimissioni.
“Ero insoddisfatta, infelice, e passare nove ore al giorno davanti al computer per fare cose che non mi piacevano non aveva più senso. Nei miei tanti anni di lavoro ho visto del mestiere di giornalista troppe cose che non corrispondevano al motivo per il quale avevo scelto di cominciare.”
L’ascolto è so che non voglio raccontare la sua fuga, piuttosto il suo viaggio.
Perché se è vero che dopo più di vent’anni Alessandra si è licenziata, è vero pure che tre anni fa ha cominciato un’altra vita, e per trovarla ha iniziato a camminare. Non che la di prima sia sparita ma sicuramente sta prendendo una nuova forma.
Una volta un amico mi disse, “Più cresci, più il tuo passato cambia”. Allora non capii, ero certa che il passato fosse inamovibile, invece oggi so che è vero e che solo cambiando nel presente si modifica la visione prospettica del passato.
Il viaggio che Alessandra racconta nel suo libro ha proprio questa ricchezza, è un racconto in solitario per far pace col passato. Ogni passo in avanti che fa lei, lo facciamo noi leggendola, lei modifica la percezione sul suo passato, si libera, e un po’ succede anche a noi.
“Cammino come rivendicazione d’esistenza, per dire Io sono, Io voglio. E non sempre “voglio” è un’affermazione di forza, a volte come nel mio caso, è un’accettazione di fragilità, di dubbio. Eppure, sarà che mentre camminavo, ero accompagnata dalla scrittura, la mia passione, non mi sono mai sentita persa. Anche se nella realtà mi sono persa più volte. Ho iniziato a camminare perché avevo bisogno di mettere tanti pezzi del mio passato in ordine e dovevo conoscere la mia forza. Senza non era più possibile andare avanti.”
Come succede quando cambiamo le cose importanti intorno a noi, come in un mikado dell’esistenza, tutto si sposta, a volte crolla, scoprendo tesori nascosti. Così Alessandra che dopo le dimissioni, era tornata nella sua città natale, per passare alcuni mesi nei loghi della sua infanzia, si ritrova a restare tre anni, perché a volte i tesori hanno bisogno di tempo per essere riconosciuti.
“Non è stato facile mettersi in moto, ma l’ho fatto come gesto d’amore per me, ero certa che ci doveva essere di più nella mia vita. Camminare da sola, per trovare nuovi amori, e per imparare che l’amore è una continua evoluzione. C’è chi cammina per dimenticare, io ho camminato per ricordare.”
Guardo Alessandra mentre mi racconta cose private, emotivamente toccanti, e noto che se per la prima mezz’ora schivava lo sguardo, mi guardava per brevi istanti e poi fuggiva via ora invece mi guarda fissa negli occhi sicura orgogliosa di chi è e di cosa ha fatto.
“Per camminare da sola ci vuole tanta forza, ho scoperto che la libertà va conquista da noi stesse. Perché siamo solo noi che non ce la diamo. Ho capito sulla mia pelle che non si è soli perché si è sfigati, ma perché si ha il talento per farlo. Camminando ho imparato che io sono il motore della mia vita, che io gli do il ritmo.”
L’ascolto e rivedo la mia vita degli ultimi anni, la fatica solitaria che ho sopportato, il più delle volte senza respirare, sperando che la paura che provavo, non mi vedesse e andasse via senza rapirmi. La cosa più preziosa che ho imparato in questi anni è stata quella di perdonarmi, e al contempo di perdonare.
“L’amore è un dono” mi dice ancora Alessandra, poco prima di salutarci, “l’ho scoperto incontrando tante Grandi Solitarie in cammino”
Allora penso che sì, che PER-DONARE significa proprio AMARE.
1 commento
Brava Alessandra, bisogna toccare il fondo per risalire......sperando che si hanno le forze!!!;
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