Alessia Petitto, trentenne, prima di decidere di creare il suo lavoro, lavorava per una società di produzione di documentari, cercava immagini, ma svolgeva anche altri incarichi, dalla produzione alla scrittura, era brava a fare un po’ tutto, ma i ritmi caotici di una grande azienda non le permettevano di uscire dall’anonimato, né di capire fino in fondo la sua forza e il suo talento, poi
“Leggere Appassionate è stata la schicchera (in romano: la spinta definitiva), che mi ha fatto prendere il coraggio di esistere alla mia maniera.”
Sono stata lusingata quando ho letto il messaggio di Alessia e stranamente incuriosita, ho avuto voglia di conoscere la sua storia. Tre anni fa Alessia ha creato la sua impresa Eyes on Archives, un nome, un logo, e una chiara descrizione del prodotto: facilitare la ricerca di immagini di repertorio nei principali archivi italiani ed internazionali; della ricostruzione della catena dei diritti, fino alla negoziazione delle tariffe di utilizzo. Alessia è una documentalista.
Non ho sbagliato a scrivere, si chiama proprio così il lavoro che st creando Alessia, non è che non ne esistano altri, ma sono pochi.
“In Italia siamo sei o sette, a Roma tre ad occuparsi di questo specifico settore, per questo ho deciso di lanciarmi e creare la mia impresa, sapevo che c’era la possibilità di viverci. Avevo paura però di rinunciare al posto fisso, mi sentivo addirittura ingrata di non accontentarmi di quello che avevo già. I miei amici non smettevano di dirmi che ero matta, ma io ero brava, molto più brava di come poteva sembrare e pure più organizzata. Lavoravo dalla mattina alla sera, ed ero continuamente stressata e poi vivere a Roma costava enormemente. Insomma riflettere sul lavoro mi ha fa riflettere sulla vita che volevo fare.”
Conosco bene la situazione, voler diventare protagonista della propria vita, senza rinunciare all’ambizione di essere felice. “Dovevo decidere che battaglia combattere, e finalmente mi sono decisa a fare questa.”
“Fare la documentalista non è per niente facile non basta conoscere le immagini, non ha niente a che fare con l’aver visto molti film, l’aspetto più delicato del lavoro è sapere dove trovare le immagini, o nei casi più difficili seguire le tracce per arrivare alla fonte: scoprire di chi sono quelle immagini. È un lavoro di ricerca solitaria, che dura da alcuni giorni a qualche settimane, secondo la ricerca che mi richiedono. Per questo monitoro i principali archivi italiani e mi tengo aggiornata sui nuovi video disponibili.”
Dalla finestra aperta accanto alla sua scrivania mi pare di intravedere gli alberi e sentire gli uccelli, mi sembra già un personaggio di un libro Alessia, che dalla sua casa in mezzo al bosco rincorre immagini di film sulle linee del web, alla ricerca di produzioni scomparse. Immagini per documentare l’Italia che non c’è più: sequenze di film meravigliosi persi nella memoria, video industriali oppure repertorio di cultura, antropologia, scienza.
“I miei studi in archeologia, i vari campi di rilevamento cui ho partecipato mi hanno insegnato una cosa che una storia non può finire senza soluzione, o meglio senza un inizio. Ci può volere molto tempo, ma prima o poi si trova. Così io approccio la ricerca delle immagini, in modo particolare l’attribuzione dei diritti.”
Capisco quanto sia urgente il suo lavoro ascoltando con quanta precisione mi spiega la questione dei diritti, “Perché i diritti vanno riconosciuti sempre a qualcuno, sempre! Non si può far finta di niente. Per me è importante riconoscere il valore del proprio lavoro e dare valore a quello degli altri, le due cose vanno di pari passo.”
Mentre l’ascolto e prendo appunti penso a me al mio lavoro, sento che ancora una volta l’esperienza di un’appassionata mi aiuta a riflettere e mi stimola a migliorarmi. Concordo con lei, il lavoro vale secondo quando noi sappiamo farlo valere.
“Fin da subito ho deciso di lavorare con le compagnie estere, riconoscono questo lavoro più che gli italiani, e poi ne hanno più bisogno. Fin da subito mi sono detta che non avrei accettato tutti i lavori, e che non avrei seguito tutti i passaggi. Conosco la filiera ma non so fare tutto, ho puntato sulla precisione dei risultati che potevo garantire, e sul tipo di specificità che potevo sviluppare.”
La questione dei diritti mi fa venire in mente più in generale una domanda sul denaro. Domando ad Alessia, come vanno le cose adesso, riesce a guadagnare la sua vita lavorando come le piace?
“Ho lasciato Roma, sono tornata con il mio compagno a vivere nella cittadina in cui sono nata, Velletri, in piena campagna, ho il mio ufficio in casa e viaggio ogni volta che serve. Per ora guadagno mese per mese, oggi non so come andrà il prossimo, ma ho grandi ambizioni, voglio riuscire a tirare fuori il mio talento anche su questo fronte. Se grazie a me le produzioni spendono di meno, allora io merito anche una percentuale su quello. È importante che io impari a dare valore al mio valore. Il lavoro è identitario, ma troppo spesso in maniera sbagliata, oggi io faccio meno, ma lo faccio meglio, e quindi vale di più.”
Finisco questa intervista e come sempre penso che grazie ad Appassionate ho incontrato una donna che mi piacerà poter dire, io la conosco.
Quest’anno tornerò spesso sulla questione del denaro, perché è su quel versante che si tempra non solo la volontà di esistere alla nostra maniera, ma pure la scommessa di costruire un mondo nuovo. Le appassionate con le loro riflessioni e le loro azioni coraggiose aprono nuovi flussi di denaro, che arrivano da nuove fonti e percorrono nuovi tragitti. Sono questi nuovi percorsi che tracciano le nuove geografie del possibile, e che tutti noi dobbiamo scolpire con la nostra passione.
Realizzare queste interviste mi costa impegno e tante ore di lavoro, se vuoi sostenere Appassionate, puoi trovare il libro da regalare a te o ad un tuo amico. Se vuoi essere informato sulle nuove interviste puoi iscriverti alla newsletter, oppure leggere i miei post quotidiani sulla pagina facebook. Diffondi la Passione con me.
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