Si dà per scontato comunemente che la parte creativa di un progetto sia l’idea, e che il resto sia facile, tutto in discesa. Ma quante buone idee restano solo nella testa perché non si sa come realizzarle? Io non sempre ci riesco ma negli anni ho imparato a chiedere consiglio. Per questo sono andata a parlarne con un’appassionata che ha fatto della realizzazione d’idee il suo talento.

“Trasformare un’idea in realtà è un atto altrettanto creativo, non ho dubbi; un’idea non sarà mai buona, se non la si realizza concretamente e la si porta alla gente.”

Lei è Cristiana Mastropietro, co-fondatrice di Pesci Combattenti, nominata da Financial Times tra le migliori aziende d’Europa per crescita assoluta nel 2017. È produttrice, tra gli altri, del programma Le ragazze, tra i più apprezzati della stagione 2018-19 della televisione pubblica.

Le ragazze è un’idea semplice, esordisce Cristina modesta e allo stesso tempo sicura di sé. Un’idea giusta e realizzata con cura.” Il programma, alla sua quarta edizione, condotto per il secondo anno da Gloria Guida, è passato da una durata di 22 minuti a puntata a 135 minuti. In quest’ultima edizione ha intrecciato in ogni puntata le vite di donne italiane contemporanee e di generazione precedenti, anonime o più conosciute, realizzando un racconto della trasformazione dell’Italia degli ultimi cinquant’anni.

La cura l’abbiamo messa in ogni cosa; dalla scelta delle storie, alle riprese, intime e sincere, dalla post produzione alla scelta di musiche che partecipano attivamente alla narrazione (La musica è la passione di Cristiana). Tutto questo, insieme alla fedeltà all’idea hanno garantito un’unicità che non può essere replicata, e che è la nostra firma.” Beviamo un caffè insieme sedute alla sua scrivania. Tutto intorno a noi è lucido e ordinato, solo le targhe di un paio di premi spiccano sulla parete. Cristiana indossa una felpa e un paio di jeans, questo è il suo mondo.

“Tutto è cominciato con un altro programma, Le ragazze del ’46; in quel caso l’idea era ancora più semplice, un programma evento, solo qualche intervista da mandare in onda i giorni precedenti del cinquantennio del voto alle donne. Solo dopo, visto il buon esito ci hanno chiesto di fare Le ragazze del ’68; quasi il seguito logico, se si considera che la generazione delle donne che ha votato sono le madri delle donne che hanno incarnato il movimento femminista. Infine da loro siamo arrivate a Le ragazze del 2018, in un ipotetico dialogo tra una donna di ieri e una donna di oggi.”

Diverse sono le ragioni per spiegare il successo del programma ma non si può sottovalutare la capacità del programma di colmare un vuoto dell’immaginario che negli ultimi anni è stato occupato troppo spesso da stereotipi del femminile, che non soddisfano l’anima di tante altre donne, adulte o più giovani che hanno bisogno di respirare altri esempi.

“Portare in televisione la voce delle italiane; come hanno realizzato la loro vita, come sono cadute e si sono rialzate, come hanno scoperto i diritti o come sono passate accanto alla rivoluzione senza accorgersene, ci ha permesso di raccontare un pezzo della storia del nostro paese, da un punto di vista completamente nuovo. Testimonianze uniche eppure ognuna ci ha fatto respirare la forza di aver creato la propria vita. “Pensavamo di cambiare il mondo” ci hanno detto tutte.

Ma è la frase successiva che sta per dirmi che secondo me racchiude il cuore di questa intervista.

“Le storie di ogni puntata, seppur appartenenti a persone di generazioni diverse, sembravano comporre magicamente un dialogo, come se quelle donne fossero state nella stessa stanza e si fossero risposte.” Continua Cristiana entusiasta.

“Ho sempre visto le donne parlare insieme, per tramandarsi le loro conoscenze. E oggi questo passaggio manca. La serie ha funzionato perché ha ricreato e soddisfatto questa aspettativa, tra chi raccontava e le spettatrici. Le ragazze sono il lascito della memoria di questo paese.”

La nostra storia si crea, ce l’hanno detto filosofe e letterati, “Non si nasce donna, lo si diventa” Oggi ciò che è importante, urgente, è proprio il racconto del come fare, la condivisione dell’esperienza, la messa in valore della storia di ognuno. Cura e punto di vista, lo ha detto chiaro all’inizio della nostra intervista Cristiana, sono stati la sua forza, come lo sono per le tante appassionate che provano ogni giorno a trasformare una loro idea in un lavoro. Anche loro, come Le ragazze raccontano in maniera del tutto nuova le donne del nostro paese.

Le chiedo perciò se non ci sia una storia che abbia preferito su tutte e perché. Lei mi risponde senza esitazione. “Sicuramente è quella di Katiuscia (Caterina Piretti, s’intravede sullo sfondo della foto di copertina), una storia di ascesa e caduta. Star ai tempi del fotoromanzo, pagata negli anni ’60 molti milioni di lire al mese, ha perso tutto cadendo nel dramma della droga. Oggi si è rialzata, e fa una vita modesta, normale. E il perché è che penso da sempre, conclude Cristiana, quello che abbiamo non è mai garantito, ci vuole ogni giorno disciplina e gratitudine.” Sono d’accordo, anche se la disciplina certe volte me la perdo per strada.

Le dico che mi ha fatto venire mente una frase che ho ascoltato in una canzone, “Consequence are not coincidences” le conseguenze non sono coincidenze. Quello che facciamo (e non) diventa la realtà che abitiamo, la vita che viviamo. Mi pare che sia questo l’invito che ci fanno Le ragazze, ad essere artefici del nostro destino sì, ma pure ad accettarlo. Cristiana sorride e il suo viso s’illumina.

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