Giulia voleva volare sul mondo, e per un po’ l’ha fatto, lavorando in Alitalia per 10 anni, ma non erano quelle le ali che cercava; voleva le sue.

“Mentre costruivano il terzo anello del raccordo di Roma io sognavo di restaurare casali, collezionavo la rivista Ville e Casali e cominciavo a dirmi che la vita che stavo facendo non era quella che volevo vivere.”

Tra scelte fatte con convinzione e compromessi dettati dal buon senso nel 2004 Giulia si licenzia dall’Alitalia dove da 10 anni lavorava con il customer service e si mette a pensare alla sua nuova vita.

“Ho sempre studiato lingue e turismo, ho sempre sognato di conoscere il mondo, studiare, ero brava e la carriera accademica sembrava la mia strada. Poi mi sono innamorata e ho discusso la tesi incinta di sei mesi. A quel punto l’università non mi voleva più, e io con rimpianto ho chiuso quella porta. Poi c’è stata Alitalia e per un po’ è sembrato il lavoro fosse quello giusto. Poi sono arrivati altri due figli, e un casale in eredità.”

Ma l’eredità più importante Giulia l’ha ricevuta dalla madre. “Lei mi ha insegnato a ribellarmi, senza fare la rivoluzione ma avendo il coraggio di dire no a ciò che non volevo e impegnandomi a costruire ciò che invece volevo. Nel 1956 mia madre si è imposta ai suoi genitori, voleva studiare ragioneria e non voleva fare la maestra come avevano fatto gli altri fratelli. E non solo. Dopo il diploma è partita da sola a lavorare come ostetrica in Campania. E proprio in quell’ospedale sono nata io. Mia madre ha fatto la vita che voleva, e a me ha insegnato a fare lo stesso.”

Gli esempi delle madri sono importanti, ma siamo sempre noi a dare forma alla nostra vita, ascoltando i desideri e tenendo a freno l’illusione, che ci consola momentaneamente mentre ci succhia le energie per fare. Per questo nella modalità che possiamo dobbiamo passare all’azione, proprio come ha fatto Giulia.

“Durante cinque anni abbiamo restaurato il casale, la vecchia casa della nonna di mia marito, è stato un lavoro lungo e costoso, ma io non mi sono mai tirata indietro. Mi piacciono i lavori manuali, mi piace la gente, e in quel periodo avevo tanta voglia di spazi aperti, alberi e orizzonti aperti. La natura è arrivata e non ho avuto paura di cambiare tutta la mia vita per seguire il mio piacere.”

Le trasformazioni ci mettono anni per prendere forma, ed è un bene.

“I soldi infatti non c’erano, almeno non quelli per fare tutto e subito, ma è stato meglio, così un poco alla volta ho potuto mettere a fuoco e capire, meglio come volevo vivere il nuovo pezzo di vita che stavo costruendo.”

Adesso Giulia e la sua famiglia, vivono in Abruzzo dove nel 2009 hanno aperto Casale Centurione a Manoppello.

“Fino al 2016 era solo un ristorante, amavo fare la pasta, la preparavo fin da ragazzina, e quando ho dovuto immaginare un lavoro da fare qua ho creduto fosse quello della ristorazione, ma certo amare fare la pasta non è proprio come fare cinquanta coperti a pranzo e a cena. È stata una gran fatica, c’erano tutti i pezzi che volevo ma mi pareva fossero montati male. Mi disperavo perché avevamo investito molto nella cucina da ristorante e non avevo il coraggio di dire che non era quello che volevo. Ma il giorno che raccontando il menù del ristornante al telefono mi sono addormentata ho capito che dovevo smettere.”

Nel frattempo al casale erano terminati i lavori di rifacimento delle stanze e Giulia ha iniziato ad affittare le camere. Arredate come le antiche case abruzzesi con i copriletto di lana, e con gli armadi antichi. Adesso il ristorante non è più aperto al pubblico ma solo alle persone che soggiornano al casale.

“Finalmente tutti i pezzi del puzzle della mia vita sembrano essere andati al loro posto.”

“Molti dei miei ospiti si iscrivono al corso per imparare a fare la pasta che organizzo, e sempre più spesso mi arrivano iscritti da altri luoghi di ricezione della provincia. Sono recensita in tanti blog internazionali, e comincio a ricevere inviti per andare all’estero.  Il mio piacere di incontrare il mondo si è trasformato nel mio piacere di accogliere il mondo. Anche le dimensioni del mio business si sono ridotte a misura umana, e io posso godere della natura, dei mercati e dell’orto. La mia idea di accoglienza e di vita finalmente ha preso forma.  Volevo fare cose grandiose da ragazza, poi sono andata in un’altra direzione e per un po’ ho rimpianto quella possibilità, addirittura ho cercato di recuperarla. Sbagliavo. Oggi il mio grandioso è accogliere degli americani, portarli a visitare l’orto e sentirmi dire, “Io una zucchina sulla pianta non l’avevo ancora mai vista.” Non so quanto tutto questo possa essere definito successo, ma finalmente io mi sento al posto giusto.” Sorride Giulia, e poi aggiunge “Per ora.”

 

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