«Lu cuntu de li cunti – Il racconto dei racconti» di Matteo Garrone è un film importante, lo dicono in tanti, eppure altrettanti non lo capiranno. I significati sono ancestrali, complessi ed elementari come la vita stessa, e proprio per questo in tanti fuggiranno dal cinema disturbati, annoiati, addirittura spaventati, proprio come nella loro vita.
«Lu cuntu de li cunti» è una favola. Un flusso di meravigliose suggestioni, immagini, colori, materiali e personaggi, che mette in scena tre storie di donne, nelle tre età della vita: adolescenza, maternità, vecchiaia. Il lieto fine non è garantito, la morale è intima e da cercare ognuno dentro di sé, gli effetti illuminanti potranno essere rilasciati con lentezza, ma molto probabilmente solo nell’oscurità dei sogni. Insomma questo film ha a che fare con l’anima.
Dall’inizio dei tempi le favole hanno sempre avuto l’intento di insegnare la vita, con la forza e la malia dell’intrattenimento. L’immaginario delle donne, in modo particolare nell’ultimo secolo, manipolato da certe favole, film e immaginari, ha generato come risultato, molto evidente nei giorni nostri, tante principesse che vanno in giro avvilite, e fuori tempo massimo, ancora in cerca del principe azzurro. Eppure una grande verità si svela durante la visione del film, che era contenuta invece nelle favole antiche, la verità della scelta.
La scelta personalissima è proprio dove risiede il potere delle donne di oggi.
Chi lo farà, scoprirà che si può uscire dalle gabbie, culturali, sociali e psicologiche, se guarderà le favole, e il mondo, con i loro occhi, accettando di mettere in discussione anche le più radicate credenze. La migliore espressione di creatività per una donna, è davvero la maternità? Il rimpianto della bellezza è davvero il solo pensiero che accompagna le donne mature? Il padre è sempre il solo uomo di cui una donna sarà innamorata? Puntare gli occhi sulla vita e sulla natura per scegliere cosa vedere, da qui passa il destino di libertà delle donne.
Così ha pure lavorato la fotografa di scena, che ha curato anche il backstage, e che ha raccolto durante il film scatti che raccontano la favola dal suo punto di vista. «Tales of tales – Il racconto dei racconti – Lu cuntu de li cunti» è un affresco universale, un continuum narrativo della vita. Come nella vita, scegliere su che momento scattare, cogliere l’attimo è un talento che appartiene a chi ha il coraggio di esporsi. Si fanno errori certo, ma solo così s’impara. Greta De Lazzaris, italiana d’origine ma francese di formazione, che da alcuni anni vive in Italia, e impara il mestiere della fotografia.
Le sue foto a questo film sono state pubblicate da molti giornali europei e internazionali. Certo dirà qualcuno «facile fare belle foto con così belle scene» può darsi che sia vero, ma ciò non toglie che dietro ogni scatto c’è stata una scelta. Così si svelerà il film a tutti quelli che avranno il coraggio di scegliere la loro versione della favola. Così dovrebbe essere la vita per tutte le donne che accetteranno l’avventura di guardarla coi loro unici occhi.
Articolo pubblicato sul Corriere della Sera – La 27esima ora
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