Marta Ottaviani   l’avrete sicuramente intercettata nelle settimane in cui tutti i telegiornali italiani parlavano della Turchia e dell’attacco ai Curdi, è stata, secondo me, la più preparata invitata italiana. Dopo più di vent’anni di esperienza di Turchia e di lavoro come freelance è stata infatti la voce dalla Turchia dei principali organi d’informazioni italiani, quotidiani, televisioni, radio. Marta conosce la materia e la studia ogni giorno, è un’appassionata Doc.

Dopo esserci inseguite sui social per alcuni anni ci siamo date appuntamento a Roma, passavamo entrambe di lì, lei di passaggio dalla Turchia io dalla Francia. Arriva all’appuntamento trafelata ma puntuale.

“Da ragazza quando ho comunicato a parlare in famiglia di voler fare la giornalista, i miei genitori mi hanno liquidato con una frase che diceva tutto – “Il giornalismo è un mestiere per gente seria.” I miei sono belle persone ma non mi hanno mai sostenuta, ho fatto tutto sola, mio padre propose di iscrivermi a qualcosa per il marketing, ottima idea visti i tempi, ma sicuramente non era il mio destino.”

Kismet il destino che si avvera, come dicono i turchi, è un alleato fedele di Marta, che ha la forza di volontà e la determinazione di una formica che riesce ad alzare 50 volte il proprio peso. “Per molti anni sono andata avanti da sola, sola con i miei mezzi. Ho iniziato collaborando con i giornali di quartieri, poi a venticinque anni sono riuscita ad avere un contratto con Radio Popolare.” Più o meno mi fa intendere sorridendo, con un movimento della testa. “Avevo detto ai miei che lavoravo in radio, omettendo che mi occupavo della vendita degli abbonamenti. Avevo detto che lavoravo in redazione e che presto sarei passata in voce, ma alcuni mesi dopo ho dovuto confessare, visto che non mi sentivano mai in onda.”

Marta ha un’energia potente, un miscuglio di rigore e fiducia, a cui oggi sia aggiunge la soddisfazione di vedere riconosciuto il proprio impegno e talento.

“Più di 16 anni fa è stata la mia prima volta in Turchia. Avevo capito che se volevo fare la giornalista dovevo essere esperta di qualcosa che gli altri non sapevano. Amavo l’idea della Russia ma quei tempi il giornalismo italiano era pieno di sovietologi e poi la Russia costava tanto. Ho intuito e scommesso sulla Turchia, stava per entrare in Europa, e con i suoi 75 milioni di mussulmani, con gli anni sarebbe divenuta un argomento interessante.”

Marta ha cominciato a studiare il turco seguendo dei corsi di lingua del comune di Milano, ed è poi partita con due borse di studio, accordandosi con un professore dell’università di Istanbul che per fortuna parlava italiano.

“Il principio di scarsità ha dominato tutta la mia vita, ma credo mi abbia anche aiutato a trovare soluzioni molto creative. Ho soggiornato per anni nei dormitori dell’università perché non si pagava; a 30 anni potevo ancora permettermi di vivere senza troppi fronzoli. A 40 ha cominciato ad essere duro.”

Poi ha iniziato a lavorare per Apcom e si è pure sposata, ma non è durato granché. “So di essere una persona impegnativa, ma sono certa che la persona giusta c’è.”  Elegante con il rossetto rosso, piega ondulata ai capelli, in alcune foto Marta sembra una donna anni 30.

“Sono sempre stata accompagnata da uno spirito di sacrificio sorprendente, studiare con dedizione e consacrarmi alla cosa che faccio, probabilmente è uno dei motivi che, sebbene viva in un paese in cui non esiste la meritocrazia, mi ha fatto sempre trovare persone che mi hanno dato fiducia e un’occasione da prendere. E che io non ho mai deluso.”

Oggi collabora con La Stampa e Avvenire ma resta una freelance che ogni giorno invia le proposte ai giornali e aspetta fino alle 18 di sapere se la proposta è passata e se deve correre a scriverla. “Non vado più al cinema da anni ormai.” Ride dicendolo ma è rigorosa nel sottolineare ancora una volta il suo investimento.

“Ci sono corrispondenti che non hanno mai vissuto nel paese di cui raccontano, e a volte non ne parlano la lingua. Io conosco centinaia di persone che possono darmi informazioni vere, e poi parlo la lingua, basta prendere un autobus per capire l’umore del paese. Ogni mattina io leggo la rassegna stampa turca e russa, ogni martedì ascolto in diretta le dichiarazioni dei capi di partito, studio costantemente dossier di think tank. Solo dopo faccio partire le proposte.”

Gli amici la definiscono figlia del vento.

“Ammirano credo il mio essere sempre in cerca di avventura, ma un po’ vedono la cosa con sospetto, come se troppa dedizione equivalesse a grandi rinunce, invece io non rinuncio e sono molto interessata a tutto il resto.”

Seguendo Marta su facebook e spesso vado sul suo profilo per seguirne le avventure, come il personaggio di un romanzo a puntate. Ama il ballo (lindy hop) e ha delle bellissime scarpe rosse, che le invidio. Ama la musica classica, che quando può va ad ascoltare in diretta, come il concerto per la commemorazione del crollo del muro di Berlino. Ama l’eleganza dello champagne e delle rose. Ha un gatto che ha battezzato Erdogat, che l’aspetta a casa durante i suoi viaggi. Ha Saturno in medio cielo, estremamente disciplinato, ma si fida profondamente di quello che le ha detto sua nonna “Come prendi la vita, così ti viene.”

 

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