Nel mese di luglio sono successe alcune delle cose che ho intensamente voluto, e allo stesso tempo temuto, negli ultimi dieci anni. E sono arrivate con una precisione e una velocità tali che non ho avuto tempo di avere paura.
Ecco di seguito il rapporto delle cose che ho fatto:
- 4 luglio lascio la mia storica casa a Piazza Vittorio, a Roma, dopo dieci anni di vita bohemien tra amori, crisi economica, romanzi scritti e lasciati nel cassetto, Appassionate
- 9 luglio Incontro un agente letterario. Un’amica mi aveva dato il suo numero, avevo deciso di chiamarli a settembre, tanto non prendono certo me. La mia amica insiste per chiamarli subito, mi accolgono bene, dicono che conoscono Appassionate. Mi danno appuntamento appunto il 9 luglio.
- 10 luglio parto per la Svizzera per lavorare per tre settimane al progetto di trasformare l’idea del libro di Appassionate in qualcosa di mooolto più grande.
- Una settimana dopo capisco che il progettone di Appassionate non è praticabile, devo tornare su i miei passi. Grande delusione.
- 20 luglio, l’agente letterario mi scrive per dirmi che mi vuole nella sua agenzia. Grande felicità
- Fine luglio. Termina l’esperienza in Svizzera mi porto a casa una grande verità, non posso continuare a fare tutto da sola: io sono Appassionate, ma se voglio che diventi di tutti ho bisogno del lavoro di tanti. Decido che i prossimi mesi devono essere dedicati a creare alleanze con realtà grandi interessate all’argomento. Firmo il primo contratto con l’agenzia letteraria.
- 31 luglio rientro in Italia e dopo 20 anni torno a vivere (momentaneamente), con mamma e papà. Panico.
Perché vi ho raccontato tutto questo?
Cosa ho scoperto in questo mese di così strabiliante?
Poche delle persone che mi conoscono sanno quanta paura io abbia avuto a vivere in questi ultimi anni, ma nemmeno quelli che sanno possono immaginare come mi sia sentita ogni volta. La fatica di conoscermi per chi sono era interrotta costantemente dell’idea che se io fossi stata me stessa, allora sarei rimasta sola per sempre. La mia paura si chiama Solitudine.
Succedeva sempre uguale, ogni volta Solitudine mi rapiva e mi portava così lontano, che avevo la sensazione di non essere mai esistita. Così funzionava la mia paura, mi boicottava facendomi perdere presa sulla realtà e sul presente, che stavo provando a trasformare. In quei momenti arrivavo a scorrere la mia rubrica del telefono e non trovavo nessuno da chiamare. Voglio dire, c’erano i nomi dei miei amici, certo, eppure io pensavo che nessuno avrebbe potuto aiutarmi. Così lentamente arrivavo alla Z e la paura delle paure era diventata realtà: IO NON ESISTEVO PIU’. Solitudine aveva vinto.
Certo la mia paura non è più eccezionale di quella di altre, ognuno ha la sua. Infatti ormai mi sono convinta che le paure non arrivino a caso, e che esattamente questo sia il primo indizio per scoprire come domare la propria.
In questi anni ho combattuto tutte le mie battaglie con Solitudine accanto.
Lavoro, amori, genitori, fino al giorno in cui ho cominciato a scrivere Appassionate. Chi sono si rispecchia nelle parole del libro e nel modo in cui ho agito per realizzarlo. Se Appassionate esiste, allora esisto anche io. Quando mi perdo mi metto a lavorare al progetto e mi ritrovo subito. Impegnandomi così tanto a fare quello a cui tengo, si è ridotto lo spazio di Solitudine. A Luglio era là appoggiata allo stipite della porta, in mezzo agli scatoloni del trasloco e mi sfidava. “Hai scritto il tuo libro, ma la tua vita non è cambiata, tra poco finiranno di parlarne e tu tornerai a casa da mamma e papà. Nulla è cambiato, hai solo sprecato vent’anni di vita.”
Ognuno ha la paura che si merita, perché ogni paura nasconde in sé il nostro più prezioso potere. Cosa nascondeva la mia? Credo che Solitudine abbia nascosto per tutti questi anni la consapevolezza profonda che ho sempre avuto di potercela fare. Con la sua presenza mi ha obbligato a cercare con ostinazione e coraggio dentro di me la convinzione di farcela, e una volta trovata mia ha spinta ad aggrapparmi a quella convinzione mentre prendevo il volo verso la vita.
Ho lasciato la casa che mi aveva protetto per dieci anni, che era diventata una gabbia. Ho investito i miei pochi soldi per andare a Lugano senza avere la certezza di tornare con una soluzione, perché solo provando posso sapere se una cosa funzionerà o meno. Ho incontrato un agente letterario pur col timore di essere rifiutata perché non ho più bisogno che gli altri mi dicano che vado bene.
E finalmente so che non scomparirò se sarò me stessa.
Mi sono buttata nella vita, perché è lì che troverò i miei compagni di vita, di lavoro, di passione. Avevo paura di essere sola, invece ho scoperto che Solitudine era la mia migliore amica, l’unica che da sempre sapeva chi ero veramente.
Ognuno ha la paura che si merita perché in quel dolore c’è l’unica garanzia che non smetteremo mai di cercare.
PS: questo post è liberamente ispirato al bel video di Sistiana CI DEVI CREDERE.
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