Tutto nel suo negozio parla di lei; della sua storia e della sua incantata passione per la carta, i colori e le forme perfette, curate e millimetriche.

Mi è bastato varcare la soglia di Paperoowl a Venezia per sentire addosso l’effetto del bello, e lo sento addosso ancora oggi che scrivo. Stefania Giannici dopo aver lavorato per anni in situazioni diverse, dall’agenzia di viaggi agli eventi di un teatro a Verona, ha deciso di dedicarsi con fiducia alla sua passione per la carta.

Prima cercavo lavori che mi garantissero la tranquillità, non ho mai pensato di essere una coraggiosa. Ho sempre privilegiato le relazioni con le persone, belle relazioni belle persone, pensavo. Poi mi sono resa conto che nemmeno questo atteggiamento mi preservava dall’incappare in relazioni sbilanciate. E finalmente ho capito che le relazioni dipendevano solo da me e da come stavo io. Così mi sono licenziata e ho seguito la mia passione di sempre.”

Stefania è una esperta di carta e origami, e quando si entra nel suo negozio si ha l’impressione di fluttuare. Appesi al soffitto, penzolanti dalle mensole o appoggiati leggeri sugli scaffali, si è circondati da mobiles, gioielli, e scatole magiche. Oggetti di carta realizzati con le sue mani, e inventati dal suo cuore.

“La carta è fieramente povera, fieramente leggera, allo stesso tempo è opaca; rappresenta una parte di me. Per questo probabilmente la sola idea certa che avevo quando ha aperto il mio negozio è stato che la carta diventasse protagonista.”

Fino ad allora Stefania non aveva mai commercializzato i suoi prodotti, che erano destinati ad amici e parenti cari. Poi, rassegnate le dimissioni ha partecipata al concorso Cartasia e si è ritrovata tra i selezionati per un mese di residenza a Lucca, durante il quale costruire la propria opera di carta, un mobiles gigante. “Non ho vinto” ci tiene a precisare “ma in quella occasione mi sono resa conto che il mio lavoro piaceva a tanti.”

Proprio i gioielli e i mobiles (scacciapensieri da cui fluttuano decine di fili su cui pendono origami, minuscoli, perfetti al millimetro, montati su un telaio di legno e seta) sono stati i primi apprezzati prodotti di marca Paperoowl.

“Non ho mai pensato di avere il piglio dell’imprenditrice, ho una modalità morbida di andare nel mondo, i miei lavori necessitano di molto tempo e molta cura, ma poi ho capito che è qui pro quo culturale immaginare che l’imprenditore sia aggressivo e veloce, che si butta.”

E’ un’osservazione molto giusta; nessuna delle appassionate si è buttata senza sapere cosa fare, ci si butta quando si ha un piano, almeno un inizio di piano. Così come sta facendo Stefania.

“Il negozio è una fonte inesauribile di suggerimenti se si ascolta e si osserva il cliente. Io sono morbida, perciò accetto tutti i commenti e poi li elaboro. Mi sono resa conto per esempio che avere sempre creazioni diverse, sebbene fosse una garanzia di originalità, spesso disorienta il cliente che torna. Ho capito che la serialità, come variazioni sul tema, era apprezzata.” Da questa osservazione ha inventato le Venezia in scatola.

Sembrano scatole dei fiammiferi, quelle che scorrono una dentro l’altra, solo che in queste sono nascosti degli scorci di Venezia che Stefania coglie traversando la città e riproduce in tre dimensioni con la carta.  Ogni scatola è una sorpresa, per precisione millimetrica della mano, del cuore che l’ha colta.

“La serialità non è quella della macchina, ma quella dell’artigiano: più impari il gesto, più aggiungi dettagli.”

Con Stefania ci dilunghiamo a parlare del bello e dell’abbondanza. Che dopo la soddisfazione di aver creato il proprio lavoro è il livello che bisogna raggiungere se si vuole continuare, migliorare, evolvere.

“Dalla stoffa di un vestito di una principessa indiana che era incorniciata in un quadro a casa dei miei, al copriletto il cui colore e il tatto mi tranquillizzavano da bambina antichi piaceri accumulati, ancora mi ispirano, ancora mi fanno sognare. La nuova collezione di gioielli è per questo ispirata all’India. Allo stesso tempo la scelta di utilizzare la foglia d’oro veneziana per arricchire i miei orecchini nasce dalla volontà che sento oggi, di mostrare la preziosità del mio lavoro. L’abbondanza bisogna mostrarla per farla vedere.”

Mi guarda e mi chiede se forse questa non sia una scorciatoia, ma poi si risponde da sola “Non so, comunque ora funziona. E va bene così.”

Vorrei continuare a scrivere dei colori delle pareti e delle carte leggere, come pure degli strumenti acuminati che ho visto sull’enorme tavolo da lavoro, dietro il quale campeggiano in equilibri attaccati al bordo del muro, i mobili verde acido di una casa di bambole. Ma mi riprometto di tornare di nuovo da lei, e fare una nuova intervista. Intanto, sono grata, del lavoro che faccio e della bellezza di certi incontri. Mi soffermo nella memoria e mi sento immersa nell’armonia della vita, che ondeggia incessante tra il passato e il futuro, e che in questo andirivieni ipnotico sceglie cosa vale la pena di perdonare e cosa, ancora no.

 Un grazie speciale per questa intervista va a Fabiana Palù, per avermi presentato Stefania.

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