Questa storia comincia con un cuore in frantumi. Anzi no, tutto comincia con un cuore liberato.

Quando Stella Pulpo ha creato Memorie di una vagina, un blog con oggi migliaia di followers, era arrabbiata, vendicativa e brutta, mi ha detto lei.

“Non avevo i soldi per pagarmi lo psicologo e volevo urlare al mondo come mi sentivo. Non l’ho fatto per nessun altro tranne che me; avevo ventisei anni, mi ero separata dal mio compagno, ero una del sud sbarcata a Milano e volevo lavorare nella comunicazione. Già questa era una combinazione abbastanza rischiosa. In più io volevo essere felice”.

Negli anni che sono seguiti a quella separazione Stella ha continuato a lavorare in quell’agenzia di comunicazione, e ha scritto post, ogni notte e ogni week end, per tirare fuori quello che aveva dentro,

“Non lo facevo per ricevere in regalo qualche crema dagli sponsor. Scrivevo perché ne avevo bisogno e perché, a vedere i commenti che ricevevo, ne aveva bisogno anche tutti i miei lettori.”

Dopo quattro anni di scrittura compulsiva, Stella (divenuta allora un’esperta di comunicazione) si è ritrovata tra le mani un progetto editoriale con tutti i crismi, “perché è importante avere un progetto chiaro e strutturato, ma ancor prima bisogna avere una forte motivazione per l’argomento che si tratta. Bisogna avere un’intenzione che converge nell’azione. Allora i lettori se ne accorgono che sei sincera, e pure loro riescono a fare altrettanto.”

Memorie di una vagina è uno dei pochissimi blog che io stessa seguo, quando arriva la newsletter la leggo subito, oppure aspetto il momento buono in cui ho voglia di ridere e pensare. È uno di quei blog che se io fossi la direttrice di un giornale, pubblicherei settimanalmente. Ma certo ce la vedete La Repubblica o Il corriere titolare con Femministe col culo degli altri, oppure Lividi Dentro, Caro maschio contemporaneo riprenditi la sacra fregna (migliaia di condivisioni).

Il blog di Stella con gli anni è diventato un luogo in cui sdoganare la morale e liberare anima e cultura. E questa è forse l’asse portante della sua scrittura, e questo il motivo per il quale l’ho voluta intervistare. Smantellare a suon di post convinzioni ataviche e sbagliate su donna e uomo, su sesso e piacere, su responsabilità e morale, su coraggio e opportunismo.“Riesci a dire meglio le cose che penso e che voglio dire io” è il commento che meglio descrive l’umore di chi la segue.

Stella rende un servizio, proprio come un’impresa innovativa dovrebbe fare,  parla di emozioni in un mondo  in cui in pochi abbiamo l’occasione per farlo, per mancato coraggio o per inconsapevole ignoranza.

“Con gli anni mi sono accorta che utilizzare le parole del sesso per parlarne a faccia aperta spostava i confini di ciò che poteva essere detto, e molte persone nel bene e nel male si trovano ad esprimere i loro pareri, pure sbagliati. Mi hanno pure insultata un sacco di volte, e io allora ho detto la mia pure a loro.

Passavo week end interi a rispondere ai messaggi e a scrivere nuovi post,  allora perché ero arrabbiata e oggi perché credo che se le cose intorno a noi sono quelle che sono dipende da noi. Dobbiamo prendere la responsabilità di esporci di dire come vorremmo che fossero le cose. Si ci dobbiamo esporre e dire pure quello che non ci piace più.”

 

Stella che per anni ha condiviso la sua vita da single, raccontato le sue notti con l’uomo sbagliato, e le sue ansie per la mancata felicità promessa, in sette anni ha toccato tanti temi, dalla politica al lavoro, dalla femminilità all’aborto, dall’immigrazione alla figaggine. Perché tutto ha a che vedere con il sesso, e come siamo nel mondo ha a che vedere con come ci sentiamo nel letto. 

“Faccio parte della generazione degli anni 80, sono cresciuta nella convinzione di meritare tutto, che avrei avuto tutto e che sarei stata senza dubbio felice, nella vita. Invece mi son ritrovata a dovere capire cosa volevo, e lottare per costruirlo. Perché ci vuole costanza se si vuole creare qualcosa che prima di noi non esisteva.”

Così dopo quattro anni di doppio lavoro, tre anni fa ha deciso. “A quel punto ero tutt’altro che felice, ero in apnea, in quelle condizioni l’unica cosa che vuoi è riuscire a prendere aria, ovunque sia. E così mi sono licenziata. Volevo credere in quello che facevo, sono sempre stata una scribacchina fin da bambina e scrivere continuava ad essere la mia passione. E poi sentivo l’urgenza di continuare con questi contenuti, serve parlarne.”

Stella nutre l’ambizione di riportare l’uomo e la donna a parlarsi, perché se è vero che non esiste più l’uomo di una volta, non esiste nemmeno la donna di una volta, e allora è tutto da costruire.

“Dobbiamo sforzarci di parlare, di comprenderci. Smettere di aspettare che sia l’altro a darci quello di cui abbiamo bisogno senza, sapere di cosa abbiamo bisogno. Dobbiamo investire sulla relazione perché è allora che ci conosciamo.”

Volete sapere se Stella ha avuto ragione, e vedere come continua la storia? Andate suo suo sito e iniziate a seguirla, sarà una ventata di energia quando ne avrete bisogno.

 

 

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