“Credo che nulla accada per caso, nemmeno il lavoro che fai”.

Da tempo volevo raccontare su Appassionate, la bella storia di Virginie Foubert ma ho aspettato il momento giusto, perché sapevo che bisognava ascoltarla con il cuore e con quello scriverla.

Fino a sei anni fa Virginie abitava in Francia a Lione, vent’anni d’amore, un figlio e un marito. Con la difficoltà di avere un secondo figlio però, è coincisa la possibilità di trasferirsi in Italia per il lavoro del marito. “Ho pensato che una novità ci avrebbe fatto bene, cambiando un po’ le cose forse sarebbe arrivato un altro bambino.” Voleva cambiare le cose Virginie, forse voleva cambiarle tutte.

Tanto che dopo sedici anni di lavoro come infermiera per bambini e adulti malati terminali, in Italia decide che non farà più quel mestiere. “Amavo il mio lavoro, ma senza la lingua (non parlava italiano a quei tempi) non avrei mai potuto prendermi cura delle persone, la parola è importante per consolare. Non necessariamente parlare ma sapere ascoltare sì, è fondamentale.  Così ho deciso di fermarmi.”

Nel frattempo è arrivato il secondo bambino e dopo di lui il terzo.

“Sono stati momenti bellissimi, ma dentro di me è stata una lunga fase di vuoto. Tutto quello che sapevo di me, episodi del mio passato e la mia anima si sono rimescolati. Ho visto cose che erano nella mia memoria da sempre ma che non avevo mai capito veramente. Non volevo replicare un modello familiare che sapevo non mi avrebbe fatto felice, donna-mamma-casalinga. Così ho rinunciato a quell’illusione di felicità e ho sentito finalmente chi ero e ho cominciato a seguire la mia strada.”

Virginie amava da sempre la fotografia che coltivava come passione e due anni fa ha cominciato a riprendere in mano la macchina fotografica. “Ho avuto il coraggio di far vedere le mie foto, solo allora ho ricevuto apprezzamenti e ho cominciato a vedere la mia bellezza. Volevo però che la fotografia fosse il seguito del mia storia. Mi ero sempre occupata delle emozioni, ne conosco il valore per il cuore; quando il corpo non reagisce più il cuore può ancora dire la sua. Volevo raccontare le emozioni con le fotografie. E così ho cominciato a chiamarmi photographe emotionnelle .

Poi una sera mio marito è tornato è mi ha detto che era innamorato di un’altra persona.”

Virginie sul volto racconta la sua storia, tutta la sua storia. Una donna moderna con il volto che parla di Africa e di ebraismo. Sul suo viso giovane scivola la sabbia e il vento e si intravedono rughe che non sono di oggi. “Voglio fotografare le emozioni, sono preziose come niente al mondo. I gesti hanno senso perché ci sono le emozioni che li conducono, pure gli oggetti possono raccontare le emozioni di chi li ha creati e toccati. Le emozioni sono energia che passa nel mio corpo e che restituisco con il clic. Anche la paura è un’emozione, ma come una moneta in cui c’è testa e croce, così dietro la paura io so che c’è il coraggio. Ho imparato a leggere il mondo con le emozioni che sento, che è l’unico modo per essere reale.”

Virginie che dopo due anni dall’aver ripreso in mano la sua macchina fotografica, inizia a potersi mantenere con il suo lavoro, non si reputa una mamma perfetta. “No non lo sono, non faccio le torte né racconto le favole della buona notte. Non mi piace. Ma quando torno a casa e racconto ai miei bambini la giornata che ho vissuto e loro sentono la mia soddisfazione, allora sanno di avere una mamma felice e questo li fa dormire sereni e contenti.” Dopo aver portato i bambini a scuola, Virginie lavora ogni giorno nel coworking di  Udine Lino’sType (un’altra bella storia da raccontare)

“Non puoi inventarti un futuro che non puoi realizzare, dobbiamo bilanciare i nostri desideri con le nostre possibilità del momento. Bisogna avere chiaro il futuro, ma bisogna pure riconoscere il presente. Io per esempio ho chiaro che voglio viaggiare e fotografare, ma in questo momento non posso stare più lontana di un week end. Sto nel presente ma sono già nel mio futuro, viaggio e fotografo.  Nella vita che faccio, niente di chi sono è nascosto. Credo che la passione sia proprio questa coerenza, il rispetto del cuore e delle sue emozioni. Più sei vera, più ti fai vedere in tutte le tue sfumature, più sei coerente con il tuo futuro.”

Virginie si avvicina alla telecamera di skype per parlarmi meglio, come a voler accorciare le distanze tra Roma e Udine. “Non so come si chiama, ma nella pancia c’è una voce che ti dice “Vai!” E poi ti senti come in un giorno di sole, anche se fuori piove.”